Nel caos mediatico, Jessica Signorini sfida le critiche e parla di violenza: il caos sulla vicenda investe anche l’ex gieffina
Nel pieno del caos mediatico che ruota attorno ad Alfonso Signorini e alle accuse rilanciate da Fabrizio Corona, anche Jessica Selassié ha deciso di rompere il silenzio. L’ex concorrente del Grande Fratello Vip, che in passato ha raccontato di aver vissuto sulla propria pelle una violenza, ha voluto intervenire pubblicamente per prendere posizione contro quello che considera un uso distorto e strumentale di parole come “abuso” e “molestia”. Invece di ricevere sostegno, Jessica si è trovata al centro di una vera e propria tempesta di critiche.
Il commento che ha acceso la miccia
Jessica ha così commentato sotto un post: “Molestie, abusi e violenza sessuale?! Ma facci il piacere Antonio Medugno. Chi subisce almeno una volta nella vita una di queste tre cose, ti assicuro, ha tutta un’altra cera in viso. Qui la vittima non sei di certo tu.”
Una donna che ha subito un atto orribile, si manifesta a paladina della giustizia contro la violenza ma a quanto pare solo per le donne. Perché ovviamente, se un uomo racconta una molestia non gli crediamo perché non ha la “cera” giusta in viso. SENZA PAROLE #Signorini #Medugno pic.twitter.com/Oj14YiNEYL
— rep (@Acid030) December 23, 2025
Da una parte chi le ha lette come lo sfogo di una donna che ha conosciuto davvero la violenza e non sopporta che certi termini vengano usati con leggerezza. Dall’altra chi le ha considerate pericolose, perché rischiano di alimentare l’idea che una vittima “debba avere una certa faccia” per essere creduta.
Sui social la reazione è stata feroce. Molti utenti hanno accusato Jessica di aver involontariamente rafforzato uno dei pregiudizi più tossici che circolano sul tema delle violenze: quello secondo cui esisterebbe un modo “giusto” di apparire per essere creduti.
“Una donna che ha subito un atto orribile si manifesta a paladina della giustizia contro la violenza, ma a quanto pare solo per le donne. Perché ovviamente, se un uomo racconta una molestia, non gli crediamo perché non ha la ‘cera’ giusta in viso.” Una polemica che va ben oltre il caso Signorini e che tocca uno dei nervi più scoperti del dibattito pubblico: la credibilità delle vittime, soprattutto quando non corrispondono all’immagine che ci aspettiamo.
Il Caso Signorini come detonatore
La guerra tra Alfonso Signorini e Fabrizio Corona ha creato un clima da processo pubblico permanente.
Ogni parola viene pesata, ogni frase trasformata in un’arma. In questo contesto, l’intervento di Jessica Selassié è stato letto da molti come una presa di posizione netta a favore del conduttore, che – nonostante le rivelazioni e le polemiche – continua a incassare la solidarietà di una parte del mondo dello spettacolo. Il punto centrale resta però uno: fino a che punto si può usare il linguaggio della violenza senza svilirlo? E chi ha il diritto di stabilire chi è davvero una vittima?
Quella che doveva essere una presa di posizione personale si è trasformata in un nuovo fronte di scontro.
Jessica Selassié, nel tentativo di difendere il valore delle parole “abuso” e “violenza”, è finita sotto accusa proprio per aver tracciato un confine pericoloso tra chi può e chi non può essere creduto.
Nel Caso Signorini, ormai, non si parla più solo di fatti, ma di percezioni, emozioni e identità. E in un’arena dove tutti giudicano tutti, anche chi ha sofferto rischia di essere messo alla gogna.