Vladimir Luxuria prende posizione sul Caso Signorini, evidenziando la responsabilità dei social network e la violenza verbale
Nel pieno del dibattito che sta travolgendo il mondo dello spettacolo e dell’informazione, Vladimir Luxuria prende posizione sul cosiddetto Caso Signorini. Un intervento lucido e netto, che sposta l’attenzione dal gossip giudiziario alla responsabilità collettiva dei social network, denunciando una condanna anticipata e una violenza verbale che supera ogni limite.
Il suo intervento lontano dagli schemi
Luxuria chiarisce fin da subito il perimetro del suo intervento: non spetta né a lei né ai media stabilire colpe o innocenze. In uno Stato di diritto, sottolinea, solo la giustizia può decidere se vi siano stati reati, sulla base di denunce, prove e difese.
Un principio semplice ma spesso dimenticato, soprattutto quando l’opinione pubblica corre più veloce dei fatti. L’attivista evidenzia come, ancora prima che emerga una verità giudiziaria, si sia già consumata una condanna mediatica nei confronti di Alfonso Signorini, alimentata da video e commenti che nulla hanno a che fare con la ricerca della verità.
Secondo Luxuria, ciò che emerge con chiarezza non è tanto un verdetto sul caso, quanto una degenerazione del dibattito pubblico: uno shitstorm fatto di morbosità, volgarità e omofobia, che usa i social come strumento di linciaggio virtuale. Una violenza verbale che, a suo avviso, rappresenta l’unica condanna certa finora.
L’affondo finale è rivolto a chi, nel criticare presunti “sistemi di potere”, ignora la propria responsabilità individuale. Se da un lato si accusa chi sarebbe disposto a tutto pur di emergere, dall’altro manca una vera autocritica di chi cerca visibilità a qualsiasi prezzo, sacrificando umanità e rispetto pur di ottenere like e visualizzazioni.
L’intervento di Vladimir Luxuria non assolve né condanna, ma invita a fermarsi. A distinguere i fatti dalle opinioni, la giustizia dal tribunale dei social. In un clima avvelenato dall’odio digitale, il suo messaggio suona come un richiamo urgente al senso di responsabilità: senza verità accertate, l’unico rischio certo è quello di perdere l’umanità nel rumore della rete.